Ci sono alcune
cose che di sicuro non avrei mai voluto scegliere come primo post del mio blog.
Una di queste è la notizia della morte di uno dei miei idoli di ieri e di oggi:
qualcuno che ha accompagnato la mia crescita e il mio modo di vedere la vita. Si
è spento ieri pomeriggio all'età di 86 anni il nostro amico, Bud Spencer.
Non
so se vi è mai capitato, ritrovarsi in una calda notte estiva, annoiati col
telecomando in mano maledetti da uno zapping compulsivo; saltare da una
televendita all'altra, da un film senz'anima all'altro. Poi ad un tratto arriva
il brivido lungo la schiena, bastano pochi secondi, pochi frame che hai già
visto decine di volte e che ricordi a memoria. Basta poco, come un profumo
che ti ricorda la casa della nonna quando eri in vacanza da bambino, un odore
pungente che d'un tratto ti riporta ad una cosa familiare, ad un ricordo che ti
pareva seppellito. E allora il dito sul telecomando si ferma. Quando sullo
schermo il logo ormai fuori moda di Rete4 firma una scena di "Altrimenti
ci arrabbiamo" o di "Lo chiamavano Trinità" tutto si ferma; pian
piano il telecomando si appoggia sereno al comodino, la serata è risolta, si va
a letto soddisfatti della giornata, divertiti e pieni di forza, coraggio e
bonarie scazzottate.E' sempre stato così per i film con Bud Spencer e il
compare Terence Hill, film di una semplicità tale che oggi sarebbero
impossibili da girare, ma con una forza ed una capacità di intrattenimento
dalla quale è tuttora difficile staccarsi.
I primi ricordi
di Bud sono legati alla mia infanzia e a mio padre. Ricordo che ogni tanto si
andava nelle prime videoteche a noleggiare un film. Si parla di film veri, di
pizze a 8 mm, non di videocassette. Parliamo di dialoghi e musica accompagnati
dal rumore della macchina da presa che proiettava sul muro bianco che poco
prima ospitava un quadro ereditato da chissà quale parente.
Ricordo che il commesso faceva uscire dal cassetto cataloghi che mi sembravano
enormi, pieni di "cinemini" (locandine) di tantissimi film del
momento. Ricordo l'attenzione su quelle illustrazioni bellissime e
colorate, mentre mio padre lento le sfogliava. Poi, ad un tratto ecco uno dei
brividi che avrei ritrovato in una delle noiose serate d'estate davanti alla
TV.
"Voglio questo papà" - i miei occhi si erano fermati davanti ad un
bel disegno, tanto realistico da sembrare vero. Due personaggi strani, seduti
per terra a gambe conserte: uno di loro magro e biondino, con un baschetto in
testa e un sorriso beffardo guardava verso un omone barbuto con un viso
imbronciato appoggiato ai due pugnoni.
Stavo per vedere
"Altrimenti ci arrabbiamo" e ancora non mi rendevo conto che a breve
un mito mi si sarebbe inciso nella testa per sempre.
Il resto, le mangiate di fagioli, le scazzottate senza un filo di sangue, gli
sbuffi di Bud, le mele di Terence e i sogni che ne nascevano fanno parte della
storia. Una bella storia.
Addio forte omone e grazie.